Se qualcuno mi domandasse come descriverei i senegalesi in poche parole non avrei esitazioni: sono accoglienti, gentili, allegri e sono belli.
Ed è questa l’impressione che ho avuto davanti ad un gruppo di circa trenta giovani infermieri incontrati in questo pomeriggio a Dakar.
È l’ultimo giorno di lavoro di questo viaggio. Oggi dobbiamo cercare di raccontargli il nostro mondo in Europa, raccontargli cosa troveranno se decideranno di raggiungerci nel nostro continente e cosa invece dovranno necessariamente lasciare a casa.
Vedo nei loro occhi, unica parte visibile del volto a causa delle ormai inevitabili mascherine, curiosità, interesse, in alcuni anche un po’ di timore.
Dopo aver cercato di spiegare chi siamo e perché siamo arrivati fino qui per incontrarli, gli chiediamo di non aver timore a farci domande.
Ad una ad una iniziano ad alzarsi le mani, vogliono sapere tante cose e noi siamo qui per questo.
Rispondiamo a tutti, sperando che nella traduzione non si perda anche quella parte emozionale delle risposte.
Anche noi abbiamo domande da fargli: dalle risposte capiamo presto che se in Europa gli infermieri hanno un riconoscimento sociale ed economico non adeguato al livello di formazione e di responsabilità, in Senegal questo divario è ancora più evidente.
Lo stipendio medio di un infermiere è totalmente insufficiente a garantire una vita autonoma e a permettergli di costruire una famiglia.
Eppure tutti questi infermieri hanno scelto questa professione e la esercitano con passione e con impegno.
Molti di loro chiedono se in Italia potranno formarsi ulteriormente e fare carriera nel mondo infermieristico.
Ritrovo in loro quell’entusiasmo che mi ha portato a scegliere questa professione.
Il mio saluto è un arrivederci!
Mariaflora