Una notte di riposo così filata non la facevo ormai da tantissimo tempo.
Il lavoro quotidiano, da una parte con la sua routine e dall’altra con l’enorme carico di stress di questo ultimo anno e mezzo, ti fa arrivare a sera con quel tipo di stanchezza che ti impedisce di riposarti e rigenerarti davvero.
Il sonno è spesso frammentato, anche agitato, capita di svegliarti con un pensiero, una cosa importante da fare dimenticata, una preoccupazione per un problema che non sai come risolvere.
Invece la stanchezza di una giornata talmente intensa e nuova da non conoscere paragoni nella tua memoria, ti regala un sonno profondo.
Nel mio caso, ben 7 ore filate di riposo senza alcuna interruzione.
Così è iniziato il mio secondo giorno nell’Africa occidentale.
Ed è iniziato anche con una cosa che nella vita “normale” non faccio mai: sedermi e fare colazione.
E come avrei potuto non farlo?
La curiosità di assaggiare cose nuove, di vedere diverse abitudini e quel fantastico piatto di frutta esotica fresca!
Non avevo mai avuto modo di mangiare una papaya ed un mango che non avessero fatto un viaggio in una stiva di qualche aereo o nave.
È stato come sollevare un velo, togliere una patina: un’esplosione di sapore vero.
E un modo diverso di iniziare un nuovo giorno in Africa.
L’agenda del giorno era già stata fissata il giorno prima: un briefing presso la Scuola di formazione, la messa a punto degli ultimi dettagli per la conclusione del progetto che ci ha portato fino qui.
Poi, una visita al Ministero della Salute del Senegal per presentarci al Direttore Generale del Ministero.
Un incontro prezioso, ottenuto grazie alla Direzione della Scuola di Formazione.
Per chi come noi proviene da un Paese occidentale spesso appellato come la “culla della civiltà”, scoprire che in un Paese del cosiddetto terzo mondo la maggior parte delle cariche di governo sono affidate a delle donne è a dir poco sorprendente, e invece è proprio così.
Ancora più sorprendente il fatto che una delle massime cariche del Ministero della Salute del Senegal abbia accettato di ricevere noi, ai suoi occhi perfetti sconosciuti venuti dall’Italia, e di dare seguito all’incontro con interesse e partecipazione senza quel frettoloso modo di approcciare le persone che hanno spesso le persone che ricoprono un qualche ruolo istituzionale.
L’incontro si è svolto con tutti i partecipanti seduti su dei divani disposti a formare un quadrato, un po’ come quando si fanno due chiacchiere tra amici, senza pompose scrivanie a rimarcare ruoli e distanze.
Pur nella sua formalità, tutto è stato molto naturale e spontaneo e ogni partecipante ha portato il suo apporto alla conversazione.
Come se questo non fosse già sufficiente per stravolgere tutti i miei concetti di carica pubblica e di etichetta, ad un certo punto si è aperta la porta ed è entrata un’altra donna che mi è stata presentata come il Direttore Generale della Salute Pubblica senegalese.
Poteva non essere immortalato questo momento? Certamente no!
E così tra le fotografie che riporterò a casa c’è anche questa bellissima foto di gruppo, con le più importanti donne del Senegal nell’ambito della salute vestite con dei coloratissimi abiti tradizionali senegalesi.
Non riesco nemmeno ad immaginare una situazione del genere in Italia
Sarebbe come poter parlare di un progetto con il capo gabinetto del Ministro della Salute, fissando un appuntamento per poi veder arrivare il Ministro in persona e fare una bella foto di gruppo tutti insieme.
Nemmeno con l’intercessione del Papa!